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SOLO ALLENARSI.. A VOLTE NON BASTA!!!

Davide Nappo
25/4/2011

SALITA: GUIDA PER L'USO – PARTE 1ª

Archiviata, o quasi, la stagione dello scialpinismo, sta per entrare nel vivo il periodo di competizione della corsa in montagna e dello skyrunning...

La salita diventa uno dei terreni sulla quale confrontarsi, in allenamento e in gara, sia per coloro che durante l'inverno hanno già superato grandi dislivelli con gli sci ai piedi, sia per coloro che hanno corso e gareggiato a piedi nei mesi appena trascorsi.

Ogni atleta conosce le proprie abitudini e le proprie caratteristiche, ma sicuramente bisogna fare un distinguo tra due macrosituazioni molto differenti.

Lo scialpinista o il fondista sta iniziando a correre per potersi adattare al nuovo gesto atletico, sia in salita che in piano, ma ha già fatto un grosso lavoro di forza durante tutto l'inverno. Chi corre tutto l'anno, invece, avrà sicuramente maggiori chilometri e qualità nelle gambe, ma deve costruire un lavoro specifico di potenza per la salita, se vuole eccellere anche quando la pendenza inizia ad aumentare.

Nel primo caso, l'atleta dovrebbe cercare di inserire uscite a piedi di lunghezza crescente e potrebbe alternarle ad uscite in bici che gli permetteranno di mantenere un alto volume di lavoro contemporaneamente alla forza specifica per la spinta in salita. Per adattarsi al gesto della corsa potrebbe essere molto utile effettuare qualche minuto di salto con la corda nei giorni di riposo o scarico, al fine di allenare i tendini ad accumulare energia elastica.

Il corridore, invece, è già ben adattato dal punto di vista muscolo-tendineo, ma deve cercare di incrementare la potenza in salita con dislivelli crescenti, all'inizio con sedute poco impegnative, poi sempre più lunghe, da alternarsi a serie di sprint di 60-100m su pendenze più ripide per massimizzare la reattività. Tuttavia anche per lui, specialmente se si dedica alle skyrace, in questa fase di costruzione all'inizio della stagione, la bici può essere un valido mezzo per aumentare il volume di lavoro, senza risentire di condizionamenti muscolari legati ai traumi della discesa a piedi, ma anche per lavorare in modo specifico sulla forza muscolare legata alla spinta.

Nel proseguio della stagione, invece, a parte casi particolari, l'allenamento in bici dovrebbe essere progressivamente abbandonato perché, nonostante sia un ottimo lavoro per la costruzione della forza, porta a degli adattamenti muscolari che impoveriscono le qualità di reattività e agilità, che sono qualità fondamentali del corridore di montagna, e non solo.

La bici, infatti, non sollecita adeguatamente la muscolatura del polpaccio e, lavorando solo con contrazioni concentriche, tende a far compiere ai muscoli della coscia un lavoro ottimo per la salita (applicazione della forza, angoli di lavoro, tipo di contrazione, ecc.), ma piuttosto deleterio per la pianura e soprattutto per la discesa.

Ovviamente tutti questi discorsi devono essere pesati in base alle caratteristiche di ogni atleta, ma il consiglio pratico che mi sento di dare è quello di utilizzare tranquillamente la bici tutto l'anno se si è degli specialisti delle "only up"; al contrario sarebbe meglio abbandonarla progressivamente come mezzo allenante, almeno sei settimane prima delle gare di corsa in montagna o delle skyrace più importanti della stagione, fermo restando che in alcuni casi rimane un ottimo mezzo per migliorare il recupero e mantenere un buon volume di lavoro (vedi rubriche precedenti).

È già in lavorazione la seconda parte, ma intanto...buona salita a tutti!

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