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INTERVISTA A FABIO MERALDI

Sottotitolo: 
Domande a tutto campo per il DT della squadra azzurra di skialp...

11/12/2024
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Per lui domande a tutto campo che spaziano dagli obiettivi stagionali, al sogno olimpico passando per l’annoso problema dell’accesso agli impianti sciistici....

Questo fin settimana inizia ufficialmente la stagione dello scialpinismo con la prima tappa di Ismf Skimountaineering World Cup. In vista della prima trasferta sulle nevi transalpine di Courchevel, abbiamo intervistato il direttore tecnico della squadra azzurra Fabio Meraldi.

Questo fine settimana parte la Coppa del Mondo. Per voi una stagione intensa e importante, dato che sarà quella preolimpica.

«Ormai ci siamo. Archiviati i vari raduni estivi e autunnali, questo fine settimana si comincerà a fare sul serio con la prima delle 9 tappe del circuito Ismf World Cup. Ad alzare il sipario, su una stagione a dir poco intensa, saranno la sprint di sabato e la vertical di domenica. A Courchevel. saremo rappresentati da 13 atleti (5 donne e 8 uomini), supportati da 5 tecnici. Inutile negarlo: le Olimpiadi sono alle porte. Gli investimenti sono stati tanti, il lavoro enorme, e dobbiamo cominciare a focalizzare l’obiettivo. Abbiamo un buon gruppo che in questi anni ha raccolto molto e, alla finestra, ci sono diversi giovani di talento. Sarà interessante vedere cosa potranno fare le nuove leve… Speriamo possano dire la loro e dare un supporto allo zoccolo duro della squadra».

 

 

 

Non dimentichiamo che, oltre alla Coppa del Mondo, quest’anno verranno assegnati anche i titoli iridati. Obiettivi e ambizioni della squadra azzurra?

«L’obiettivo è fare bene e raccogliere il maggior numero di risultati possibili perché, si sa, l’appetito vien mangiando. Il tutto con la consapevolezza che il livello, negli ultimi anni, è cresciuto in maniera esponenziale e che anche le altre nazioni hanno organici di spessore».

 

 

 

A proposito di Olimpiadi, che emozioni provi da valtellinese sapendo che l’esordio assoluto si farà a due passi da casa tua?

«La Valtellina è la mia terra natale, quindi la cosa non può che farmi piacere. Posso solo dire che non si poteva trovare location migliore di Bormio. La pista Stelvio la proveremo quest'anno con la Coppa del Mondo a febbraio, e poi la ritroveremo nel 2026 alle Olimpiadi… Sarà uno stimolo in più. È la pista simbolo a livello nazionale e mondiale. Diciamolo: sarà un’esperienza unica».

 

 

 

Visto il sempre maggiore interesse di atleti e tecnici verso le discipline veloci da format olimpico, avrà ancora senso puntare alla classifica generale o gli atleti, come nel fondo e nello sci alpino, si focalizzeranno maggiormente sulle coppe di specialità?

«Difficile dirlo. Di sicuro chi ha nel mirino il sogno olimpico proverà a concentrare le proprie energie sulle discipline veloci, come del resto stanno facendo anche gli atleti delle altre nazioni. Noi, però, vantiamo una tradizione di campioni polivalenti come Damiano Lenzi, Robert Antonioli e Michele Boscacci, che nell’ultimo decennio hanno fatto incetta di coppe di cristallo. Al femminile abbiamo Alba De Silvestro e Giulia Murada, che per un soffio non hanno centrato il gradino più alto nella classifica generale. Il futuro sembra guardare alla specializzazione, ma quando hai in squadra talenti che vanno bene in tutte le discipline è un peccato limitarli. Sono del parere che, per il momento, lascerei ancora liberi questi talenti di esprimere al meglio le loro potenzialità. Poi, in futuro, quando ci avvicineremo ai livelli di specializzazione dello sci alpino… faremo le dovute valutazioni. Anche per i giovani non chiudiamo nessuna porta: lasciamo che trovino la loro strada».

 

 

 

 

In vista dell’esordio tra gli sport a cinque cerchi, diverse gare di Coppa del Mondo verranno trasmesse su Eurosport, con il commento tecnico di Silvano Gadin e Mara Martini: una bella opportunità per una disciplina ancora troppo di nicchia.

«La considero una grandissima opportunità per il nostro sport e per i nostri ragazzi/ragazze. Ci permetterà di entrare nelle case di milioni di telespettatori e di farci conoscere in vista dell’esordio olimpico. Come ho sempre sostenuto, Milano-Cortina non deve essere un traguardo, ma un momento di passaggio, o meglio ancora un trampolino di lancio. L’essere inseriti tra gli sport olimpici ci offre visibilità e considerazione che prima non avevamo. Avere diverse gare in diretta su un’emittente così prestigiosa ne è la prima dimostrazione».

 

 

 

Da una bella novità a un problema annoso e irrisolto il passo è breve. La convivenza con gli impianti di risalita è un nodo ancora da sciogliere. Il rischio concreto è che lo skialp e i suoi praticanti arrivino alle Olimpiadi da fuorilegge.

«Questa è una problematica che mi sta particolarmente a cuore e che, in ogni stagione di scarsa innevamento, torna alla ribalta. La possibilità di accedere alle aree sciabili è uno dei punti che ho subito sottolineato quando sono subentrato nel ruolo di direttore tecnico. In questo momento, per la legge, non possiamo accedervi. In assenza di una vera e propria convenzione, i nostri atleti non possono utilizzare le aree sciabili per allenarsi, e chi si avvicina alla disciplina non può avvalersi delle piste per affrontare le prime discese in relativa sicurezza. Questo è un paradosso tutto italiano, che va in controtendenza rispetto a quanto si vede in altre nazioni. Il problema è che viviamo in un paese dove, per ogni cosa, si cerca un colpevole, mentre le persone dovrebbero essere responsabili delle proprie azioni senza fare ricadere eventuali colpe su altri. Tutto ciò ci tiene in scacco e non ci permette di sfruttare quella che, di fatto, è un’opportunità per tutti: impiantisti e scialpinisti. E per scialpinisti non mi riferisco solo agli agonisti, ma anche agli amatori di ogni età. Con le giuste regole e i giusti riconoscimenti di accesso, un’intesa è possibile con vantaggi reciproci. Io sono sempre e comunque per l’inclusione. Invece, allo stato attuale, si discrimina quella che è una vera e propria risorsa del sistema montagna».

 

 

 

 

Per risolvere la questione una presa di posizione dalle “alte sfere” potrebbe essere più dannosa che utile. Quali sono gli attori che dovrebbero occuparsene?

«Beh, diciamo che in questo momento è un problema legislativo, quindi la legge può essere modificata solo dalla politica. Mi auspico, però, che al tavolo di confronto vengano chiamati i giusti interlocutori, altrimenti il rischio concreto è che la situazione peggiori ulteriormente. Da parte mia, massima disponibilità a parlarne. Mi sono sempre fatto promotore della soluzione di questa annosa problematica. Lo scialpinismo sta cambiando in ottica olimpica e, per la sua crescita e diffusione, ha sempre più bisogno di avvicinarsi alle stazioni sciistiche. D’altro canto, anche per i gestori degli impianti e gli albergatori, allargare la propria offerta a un pubblico sempre più vasto di fruitori della montagna è un’opportunità che non possono perdere».