INTERVISTA A TONE VALERUZ
Sottotitolo: Faccia a faccia con l’ unstoppable dello sci estremo...
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Tone Valeruz è l’incarnazione dello sci ripido e dello sci estremo.. Non c’è altro da aggiungere...
Parete nord del Liskamm, 4 volte . Una in tre minuti. Nord est del Civetta, ferrata degli Alleghesi , est del Cervino 4 volte . Parete nord del gran Vernel , su otto itinerari diversi , 34 discese su questa parete . Est del monte Bianco, Via Sentinella Rossa . Parete nord est Eiger 4 volte , via Lauper , parete nord Presanella 30 porte direzionale , in 2 minuti e mezzo . Parete nord Marmolada + di 50 volte , una in un minuto . Parete nord est Sassolungo . Parete est Presanella . Parete nord est Grivola . Parete nord Breithorn . In Peru con gli sci giù dal Nevado Sarapo , Yerupaya , Alpamaio Artensorajo ; in Himalaya da 8100 mt del Makalu , solitaria discesa parete sud Cerro Don Bosco in Patagonia.. Complessivamente + di 90 discese in prima assoluta su pareti impegnative che solo a guardarle mettono i brividi, pensando di affrontarle, con un paio di ai piedi. Su queste lavagne bianche è stata scritta la storia. Maestro di montagna, ha passato una vita sulle pareti ripide delle Alpi. A cavallo tra gli anni 70 e gli anni e 90 ha compiuto le sue prime discese
Il 15 aprile 2013 a quarant’ anni dalla prima discesa dal gran Vernel hai nuovamente compiuto l’ impresa.. Ti sei emozionato?
Certamente è stata una cosa molto interessante. Il Gran Vernel rimane, per quanto riguarda lo sci estremo, una parete da non sottovalutare. Il vuoto che si vive dalla vetta fa veramente paura. Riuscire a ridiscendere questa parete, dopo quarant’anni dalla prima, mi ha dato tantissimo; alla fine con questa ripetizione mi sono tolto un bel pensiero. Quest’ inverno mi sentivo molto bene dal punto di vista sciistico e posso dire di aver colto l’ occasione,anche se le condizione della neve non era proprio il massimo.
Tone Valeruz e lo sci ripido: un sodalizio che dura da parecchio tempo…
Posso dire da una vita.. In fondo credo di essere nato con una particolare predisposizione per l’estremo, anche se confesso che da bambino mi faceva paura il vuoto. Piano piano sono riuscito a vincere tutto questo. Avvicinandomi a questi pendi ripidi, con grande sorpresa, provavo piacere e mi sembrava tutto facile. Devo ammettere che alle mie prime esperienze ho avuto probabilmente un pizzico di fortuna.
Dalle piste alle discese ripide sulle Alpi , da dove arriva tutta questa passione?
Sognavo di scendere tutte le pareti che mi stavano attorno. Lo sci era una cosa che sentivo dentro molto forte, ma mi sentivo solo, nessuno ci pensava e nemmeno sognava di farlo, soprattutto qui nelle Dolomiti dove le montagne e le pareti offrono poche possibilità per quanto riguarda lo sci estremo. Valutando attentamente ci sono invece tantissimi itinerari, specialmente nei canaloni innevati e su quelle pareti dove aderisce la neve bagnata che raffreddandosi, crea una intercapedine sulla quale è possibile mettere gli sci e in qualche maniera venire giù…
Vuoto emozioni, pendenze importanti, cosa si accende nella testa…?
Dipende da come si affronta la salita prima e la discesa poi. Bisogna considerare che nulla va lasciato al caso; diciamo che la parola “avventura” non esiste…quindi ci si accinge ad una prova e va studiata nei minimi particolari: dalla neve alle pendenze medie della parete, dalla conformazione della stessa. Si studiano i passaggi più difficili e quando le idee sono chiare (condizioni permettendo), si va! In una discesa estrema non si può lasciare nulla al caso; d’altronde quello che ho sempre detto è di non commettere errori.
Velocità e tecnica vanno a braccetto…
Dipende tutto dal tipo di discesa che si decide di affrontare; una parete nord del Gran Vernel o del Sassolungo in velocità è impensabile, mentre l’ Liskamm o la Presanella nord (come altre simili) sono possibili, perchè non ci sono ostacoli che possono rendere difficoltosa l’azione.
Per molte delle tue discese hai usato l’ elicottero e qualcuno ti ha criticato..Ti senti più alpinista o sciatore?
È vero ogni tanto ho usufruito dell’ elicottero e confesso candidamente che averlo fatto non mi tocca minimamente; qualche critica è piovuta ma fa parte del gioco…C’è sempre qualcuno che ha qualcosa da ridire qualsiasi cosa si faccia, ed è impossibile accontentare tutti. Bisogna considerare che su complessivamente 150 discese estreme messe alle spalle, solo in una decina di volte sono salito sull’elicottero. Sono nato sicuramente sciatore, ma per esigenze legate allo sci estremo sono diventato alpinista; la mia storia legata allo sci estremo si conosce maggiormente per quella come alpinista poiché praticavo, se così si può dire, dell’ alpinismo “atletico”: ovvero mi divertivo a salire il più possibile le pareti. Per esempio in mattinata salivo la parete nord dell’ Ortles e nel pomeriggio la parete sud della Marmolada per la via Bettega Zagonel in 40 minuti.
Il freeride ha preso il sopravvento. Al posto di discese di classe oggi si assiste a una spettacolarizzazione della disciplina. Cosa ne pensi?
E’ vero. L’ evoluzione che è in atto vuole che i giovani, giustamente, non si dedichino più allo sci estremo. Ormai si e’ raggiunto il massimo delle possibilità umane, oltre il limite dopo il quale, si precipita. Con il freeride si è trovato il modo di fare discese di grande soddisfazione rischiando molto meno. Bisogna anche considerare che chi pratica lo sci estremo in realtà vuole fare delle prime e di conseguenza la ripetizione di una discesa già effettuata ti fa sentire un secondo “arrivato“; per questo motivo il gioco non vale la candela.
Alcuni giovani stanno seguendo le tue orme. Che consigli ti senti di dare?
Sicuramente bisogna lavorare molto a livello mentale. In seguito allenarsi molto a livello fisico e tecnico. Alla fine la cosa che conta di più è la rapidità. Come dico da tempo è importante che chi si avvicina allo sci estremo (quello vero) sondi dentro sè stesso per capire la sua predisposizione alla pratica di questa disciplina.
Per sciare su queste pendenze molti si chiedono quale sia la sottile differenza tra la spericolatezza e la coscienza di ciò che si fa..
Parlare di spericolatezza nello sci estremo è sicuramente sbagliato. Questo modo di agire calza bene per il freeride dove al limite ti lasci andare giù veloce sapendo di poterlo fare, perché ti rendi conto, che anche se dovesse esserci una caduta o dovessi fare uno sbaglio, non si incorre in un incidente estremamente grave. Nello sci estremo (quello vero) invece, lo sbaglio normalmente lo paghi sempre con la perdita della vita.