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Il gigante valdostano non finisce mai di stupire battendo tutti e pure se stesso. 66h39'16" sarà il nuovo record da battere al Tor. Per lui è la quarta vittoria, dopo i trionfi del 2014, 2018 e 2021.
Che al Tor des Géants® nulla vada dato per scontato è una delle poche certezze di questa gara: chi ha partecipato o vissuto in qualche modo almeno una delle edizioni corse finora lo sa benissimo. Uno che ha imparato molto da questa regola non scritta è Franco Collé, soprattutto dopo quello che è successo nel 2017 quando, saldamente in testa, si ritirò a Bosses, a una trentina di chilometri dal traguardo, spianando la strada per la vittoria di Javi Dominguez Ledo. Dopo i forfait di Jonas Russi e Simone Corsini prima del via, sembrava scontato che la vittoria del TOR330 fosse un monologo dello stesso Collé. Il valdostano alla partenza però sembrava teso, meno carico del solito, e qualche difficoltà fisica sembrava poter mettere in dubbio il suo trionfo.
L'IMPRESA:
Si è accodato al francese Romain Olivier, insieme a lui ha percorso quasi 200 chilometri fino a quando, poco prima del Rifugio Magià, il francese ha dovuto fermarsi a riposare. Il momento saliente di un trionfo già scritto? Neanche per sogno. Romain ha recuperato mezz’ora, Collé sembrava affaticato ed i giochi sembravano riaperti. A Ollomont, però, il francese si è fermato per farsi massaggiare ed ha mollato la presa.
A questo punto l'obiettivo rimaneva uno: quello di battere il suo stesso record di 66h43'57". A Bosses aveva quasi un’ora di anticipo sui suoi tempi del 2021, ma il vantaggio si è via via assottigliato: il valdostano era affaticato e dolorante, ed il suo passo ne ha risentito. La discesa dal Malatrà è stata lunga e interminabile ma l’obiettivo è stato raggiunto per qualche minuto. Franco Collé ha tagliato il traguardo alle 4.39, in 66h39'16". Per lui è la quarta vittoria, dopo i trionfi del 2014, 2018 e 2021. «Non speravo di vincere, dopo il ritiro dell'anno scorso puntavo solo a finirlo- ha detto Franco Collé al traguardo. Sono stati tre giorni intensi per me e la mia famiglia, ma il TOR è il TOR, è una cosa unica, da provare o da vedere dal vivo. So che non riuscirò mai a staccarmi da questa gara». Ha vinto la gara a Ollomont: «Romain aveva un ritmo impressionante, a Ollomont ho deciso di provarci e fare il buco. Il livello si sta alzando, questo è il TOR che vogliamo».
IL PODIO:
Il francese Romain Olivier, a lungo il serio e leale antagonista di Franco Collé, è giunto a Courmayeur appena dopo l’alba, questa mattina una decina di minuti prima delle 8, per salire sul secondo gradino del podio con un tempo eccezionale, sotto le 70 ore (69h49’38”). Dopo aver perso contatto dal valdostano nel tratto di percorso che porta al Rifugio Magià non era più riuscito a riagganciarlo, anzi, aveva poi perso ulteriore terreno e tempo prezioso, finendo poi per “accontentarsi” del prestigioso risultato, negli ultimi 50km. “Franco mi ha chiesto se ce la facessi a non dormire fino al traguardo ma non me la sono sentita – ha spiegato all’arrivo – l’esperienza del 2019 mi ha insegnato che con il sonno non si scherza (entrò in crisi al Rifugio Bertone) e così l’ho lasciato andare perché avevo davvero bisogno di riposare”. Una piazza d’onore, quella di Olivier, che corona una stagione favolosa in cui ha corso quattro gare vincendone due, le Trail des Étoiles e il Grand Trail de l'Izoard, e arrivando secondo al Trail des Maures, oltre che per l’appunto, al Tor des Géants.
Al terzo posto – 71h22’30” il suo tempo – si piazza Galen Reynolds che alla fine, dopo una lunga battaglia, ha avuto la meglio sui compagni di viaggio Damian Hall, Gianluca Galeati e Corneliu Buliga, tutti staccati lungo la salita verso il Rifugio Frassati.
GARA DONNE:
Buona la prima. Si è presa la testa della classifica lunedì mattina prima di Donnas e non l’ha più mollata, scavando un solco tra sé e le sue avversarie, fino al tripudio finale arrivato alle 20.21. Emma Stuart, la “veterinaria runner”, ha vinto al suo esordio il TOR330 – Tor des Géants®, fermando il cronometro sul tempo di 82h21’24”. Una gara perfetta, senza tentennamenti, con un’ottima capacità di gestione in cui ha avuto la meglio su avversarie più abituate ai sentieri valdostani.
Relativamente nuova nel mondo del trail running – nel 2019 la sua prima ultramaratona, la 50km Manx Mountain Marathon, chiusa con un sorprendente secondo posto – la britannica quest’anno ha ottenuto un prestigioso terzo posto alla 120 km della Lavaredo Ultra Trail, vincendo due 100 miglia “in casa”, l’Ultra-Trail Snowdonia e la The Arc of Attrition, dove è arrivata addirittura quarta assoluta.
“Una gara bellissima, ma davvero difficile e tecnica – ha dichiarato. Ho fatto fatica e ho avuto problemi di sonno, ma mi è piaciuta molto e tornerò sicuramente”.
Jocelyne Pauly non ha mai mollato e, anzi, ha tentato fino all’ultimo di andare a prendersi la vittoria, recuperando terreno su Emma Stuart ed è attesa in serata. Jocelyne Pauly è riuscita a mantenere la sua seconda posizione, replicando il piazzamento del 2019 ma migliorando di 10 ore il suo tempo in 84h36’21”. Grandissima la rimonta di Elisabetta Negra per conquistare un posto sul podio nella sua gara di casa: la valdostana a Bosses ha raggiunto e superato Sophie Grant (che ha poi chiuso quinta), prendendosi un bel terzo posto in 88h37’42”.